sabato 18 febbraio 2012

Il Traino e Spinta e l'utilizzo del Dinamometro

Le attività di traino e spinta espongono i lavoratori a un rischio che molto spesso è sottovalutato. In questo articolo si spiega come gestire questo rischio ... 
di Raffaele Di Benedetto

In Italia, per ragioni storiche, si è assegnata all'esposizione al rischio da sovraccarico biomeccanico per compiti che prevedono il traino o la spinta una importanza minore rispetto ad altre movimentazioni manuali. Eppure, le movimentazioni dei carichi in traino o spinta sono molto diffuse sia in ambiente ospedaliero che nei contesti industriali e tutte presentano diversi aspetti di rischiosità.
Basti pensare al fatto che tipicamente il traino o la spinta si utilizza nei casi in cui gli oggetti sono molto ingombranti e hanno un peso rilevante. Un carrello portavivande in un ospedale ha un peso che può raggiungere a pieno carico i 300 Kg. Nella produzione metalmeccanica i carrelli dei semilavorati e dei materiali di produzione sono spesso superiori ai 500 Kg di peso.

Per portare un esempio riferito alla vita quotidiana, si pensi ai pallet dell'acqua che troviamo nei supermercati. Per essi il peso varia, a seconda della composizione del pallet, tra i 600 e gli 800 Kg. Provate a fare un calcolo:

N.PEZZI PER CONF.6 - DIMENSIONE 26X17X32 - N.FARDELLI 84 - N.STRATI PALLET 4
N.BOTT PER PALLET 504 - VOLUME BOTTIGLIA 1,5 LITRI - PESO BOTTIGLIA 1,5 KG
PESO PALLET 790 KG

Il tema del traino e spinta mi sta particolarmente a cuore e mi ha portato nel corso degli anni della mia consulenza a inventare e sviluppare il dinamometro DIN ERGO 81-08 PRO X e, l'ultimo nato, il dinamometro DIN 11228 PRO-X presentato al Seminario Internazionale di Ergonomia del 15 Settembre 2011 a Milano.

Vediamo nel dettaglio come si produce l'esposizione al rischio e come intervenire nella gestione dello stesso.

L'origine della esposizione al rischio per il rachide
Durante le attività di traino o spinta la struttura muscolo-scheletrica deve esercitare una forza per iniziare, mantenere o variare il moto del carico che si movimenta. Questa forza, tipicamente, è esercitata dalle mani che utilizzano una apposita maniglia o supporto. La COMPRESSIONE del rachide avviene perché le forze applicate dalle mani devono essere controbilanciate dalla colonna vertebrale.
Quando il rachide si comprime, il cuscinetto intervertebrale può esercitare una forte pressione sulle guaine che lo contengono. Con il perdurare dello sforzo si possono produrre disturbi e nei casi più gravi delle vere e proprie patologie (ernie discali).

La metodologia
La valutazione del rischio è affidata al Metodo UNI ISO 11228-2 e deve essere effettuata con l'ausilio di un dinamometro che permette di misurare le forze applicate durante la movimentazione.
Le due forze da misurare sono quella massimale (che tipicamente è applicata per mettere in movimento il carico) e quella media di mantenimento (che serve a mantenere il carico in movimento)
La misurazione deve avvenire nelle stesse condizioni di lavoro abituali e, onde evitare imprecisioni dovute alla diversa utilizzazione dei carichi, deve essere effettuata più volte, possibilmente da lavoratori diversi.
Oltre alla forza esercitata, è necessario considerare:
• la tipologia di movimentazione: traino o spinta
• l'altezza delle mani
• la distanza percorsa in metri lineari di spinta o traino;
• la frequenza delle azioni di spinta/traino, sia iniziale sia di mantenimento
• la popolazione lavoratrice.

La norma UNI ISO 11228-2 propone anche un secondo livello di indagine che risulta essere molto laborioso. La stessa norma ricorda che "... può essere sufficiente eseguire il metodo 1, agendo in modo appropriato, o adottare soluzioni pratiche per assicurare che il livello complessivo di rischio sia basso". Analogamente ad una altra metodologia, il Metodo OCRA, l'approccio che si utilizza normalmente nella valutazione dell'esposizione al rischio per attività di traino e spinta è analogo a quello della Check List OCRA per i movimenti ripetuti: individuare il livello di rischio ed intervenire. Per il traino e spinta, anche grazie ai nuovi dinamometri elettronici, l'intervento è possibile e risulta in molti casi anche più economico rispetto ad una valutazione con il metodo 2. Tutto ciò, salvo quei casi in cui si dovesse procedere ad una analisi approfondita del nesso tra insorgenza di una malattia a carico del rachide e compiti lavorativi svolti.

Il Dinamometro
Le forze che devono essere superate sono le forze di attrito e le forze di inerzia. L'attrito dipende dalla geometria e dalla natura delle superfici a contatto. L'inerzia non dipende dall'attrito, ma dalla massa e dall'accelerazione che noi imprimiamo all'oggetto. L'utilizzo del dinamometro diventa allora fondamentale per la misurazione delle forze esercitate. A differenza di una comune bilancia, che misura solo le forze di compressione derivanti dal peso di un oggetto o dal nostro corpo, il dinamometro è in grado di misurare le forze esercitate in qualunque direzione.
La caratteristica principale dei dinamometri elettronici della serie DIN ERGO PRO-X da me inventati è quello di riuscire a registrare il tracciato delle forze esercitate ed, eventualmente, associarlo ad un filmato del compito lavorativo. I vantaggi che ne derivano sono molteplici e i principali sono i seguenti
1) i dati registrati costituiscono un prova inconfutabile delle reali forze esercitate durante la movimentazione
2) l'analisi del tracciato delle forze permette di individuare istantaneamente le criticità della movimentazione e di intervenire efficacemente nella riprogettazione
3) l'utilizzo del software dedicato permette di effettuare in tempi brevi l'analisi del compito e di emettere il documento di valutazione del rischio specifico.
Questi vantaggi hanno permesso a decine di aziende di ridurre l'esposizione al rischio con semplici interventi come la rimozione di ostacoli, l'eliminazione delle disconnessioni del pavimento, l'eliminazione di curve nei percorsi, l'adeguamento delle ruote, e così via.

Applicare le forze correttamente
Particolare cura deve essere dedicata alla formazione dei lavoratori. Infatti, durante la movimentazione dei carrelli l'operatore tende naturalmente ad assumere una andatura che sia quella del passo normale. Questo porta, soprattutto all'inizio della movimentazione, ad effettuare strappi e ad impiegare una forza superiore a quella necessaria affinché l'oggetto inizi a muoversi. La presenza di tali picchi di forza, necessari a superare l'inerzia, produce un aumento dell'indice di esposizione e può produrre microlesioni a carico del rachide.
La formazione dovrebbe insistere particolarmente sulla eliminazione di tali atteggiamenti, anche perché, in merito al miglioramento del tempo di esecuzione del compito, il loro contributo è praticamente nullo.

Studiare il percorso
Una fase importante nella valutazione del rischio nelle attività da traino e spinta è quella dell'analisi del percorso. Molto spesso, infatti, i fattori di rischio derivano dalla presenza di caratteristiche sfavorevoli nel tragitto che il lavoratore deve effettuare. Anche in relazione al peso del carico movimentato, molto spesso le disconnessioni nel pavimento rappresentano una criticità. Tra le principali ricordiamo:
• presenza di dossi o cunette
• presenza di salite o discese
• presenza di ingombri
• pavimentazione non regolare
• superamento di soglie
• operazioni di precisione


Conclusioni
L'esposizione al rischio per attività di traino e spinta è molto diffusa in diversi contesti lavorativi, ma molto spesso è ancora sottovalutata. L'utilizzo del dinamometro permette di effettuare una valutazione accurata ed è il presupposto fondamentale per la riprogettazione del compito. L'applicazione delle forze dovrebbe essere sempre graduale, onde evitare la presenza di picchi non necessari. Studiare il percorso, eliminando le criticità, riduce l'indice di rischio, permettendo una movimentazione più fluida.

domenica 12 febbraio 2012

Sovraccarico biomeccanico degli arti superiori: CheckList o Indice OCRA?

In questo articolo si indica quale metodologia di valutazione utilizzare ed in quali casi ... 
di Raffaele Di Benedetto

Molto spesso la domanda che mi viene rivolta dai consulenti della sicurezza che devono affrontare una valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori è: quale metodo devo utilizzare tra la CheckList OCRA e l’Indice OCRA?

In relazione a quanto previsto dalla norma UNI ISO 11228-3, diciamo subito che la risposta potrebbe essere molto semplice: la CheckList OCRA va utilizzata per lo screening e l’Indice OCRA per la valutazione del rischio.

In effetti, molti consulenti utilizzano sempre e comunque la CheckList OCRA come strumento per la valutazione del rischio specifico e questo può dar luogo ad una non corretta gestione del livello di esposizione. Vediamo come affrontare correttamente la valutazione del rischio.

Quando ci si espone al rischio da sovraccarico per gli arti superiori
Normalmente si tende ad applicare la metodologia OCRA quando è possibile individuare un ciclo ben definito nel compito lavorativo analizzato. In effetti, la ciclicità della produzione avviene solo in alcuni contesti lavorativi, ad esempio quelli industriali in cui si realizzano gli stessi prodotti in tempi determinati. In altri casi, quali ad esempio l’agricoltura, la grande distribuzione, le lavorazioni artigianali, l’individuazione di un ciclo non è possibile. Ciò nonostante, esiste una attività che risulta essere sempre a carico degli stessi distretti anatomici e che va sottoposta ad indagine.

La ripetizione di una particolare attività induce sollecitazioni, piccoli traumi ed usura delle articolazioni, dei muscoli e dei tendini che danno luogo, gradualmente, nell’arco di un periodo di tempo più o meno lungo (mesi od anni), a patologie a carico dei distretti interessati. Le patologie maggiormente rappresentative in tale ambito e che riguardano gli arti superiori sono: le tendiniti, le tenosinoviti, le sindromi da intrappolamento con interessamento nervoso o neurovascolare - ad es. la sindrome del tunnel carpale - ed i conseguenti deficit sensitivi e motori.

Si pensi agli addetti al banco salumeria di un Ipermercato. Le attività risulteranno sempre differenti e non esiste un vero e proprio ciclo di lavorazione, ma il sovraccarico biomeccanico agli arti superiori esiste ed è anche rilevante.

La metodologia
La metodologia descritta nella norma UNI ISO 11228-3, citata dal D.Lgs. 81/08, ha due livelli di analisi: il primo livello prevede l’utilizzo della CheckList OCRA; il secondo livello di analisi prevede l’utilizzo dell’Indice OCRA. Per tutte le postazioni di lavoro che all’analisi di primo livello risultano in fascia di rischio media o alta (fascia gialla o rossa) si deve procedere con la analisi di secondo livello, ovvero con l’Indice OCRA.
Solo con l’indice OCRA, infatti, è possibile effettuare una analisi approfondita del compito lavorativo, valutare correttamente i fattori di rischio ed ottenere le dovute indicazioni per la riduzione dello stesso. I fattori di rischio sono i seguenti:
  • Frequenza di azioni tecniche al minuto
  • Tempi di recupero
  • Forza applicata
  • Assunzione di posture incongrue
  • Fattori organizzativi
  • Fattori complementari


  • La valutazione del rischio da sovraccarico degli arti superiori deve essere effettuata per tutte le postazioni di lavoro che possono esporre il lavoratore al rischio specifico. Se il rischio è individuato, si deve intervenire per eliminarlo o ridurlo.
    Vediamo insieme come utilizzare i due livelli di indagine e perchè.

    L’Indice OCRA
    L’indice OCRA è la metodologia di valutazione del rischio che permette di valutare puntualmente tutti i fattori che concorrono al sovraccarico degli arti superiori e ad effettuare una previsione del numero di patologici previsti in un certo arco temporale. In tal senso, la valutazione avviene quantificando puntualmente ciascun fattore di rischio, analizzandolo nell’ambito del compito lavorativo e dell’organizzazione del lavoro. Oltre a fornire un indice di esposizione al rischio, l’Indice OCRA si pone come un valido strumento per la riprogettazione delle postazioni a rischio.
    La valutazione dei singoli fattori di rischio si effettua in ogni suo aspetto dal punto di vista quantitativo e non qualitativo.

    Definizione del Turno di lavoro e dei tempi di recupero: è necessario descrivere dettagliatamente il turno di lavoro allo scopo di individuare sia la reale durata dei compiti ripetitivi, sia i tempi di recupero presenti
    Frequenza delle azioni tecniche: le azioni tecniche devono essere contate e descritte all’interno del ciclo e successivamente riportate in relazione al minuto di lavoro.
    Uso della Forza: la forza deve essere quantificata nella sua intensità, utilizzando la scala di Borg, quantificando la durata in cui viene esercitata all’interno del ciclo.
    Posture incongrue: per ciascun distretto (spalla, gomito, polso e mano), destro e sinistro, devono essere quantificati i tempi di assunzione delle singole posture incongrue.
    Fattori complementari: anche la durata della presenza dei fattori complementari va quantificata temporalmente.
    Il risultato è un indice d rischio correlato con il numero di patologici attesi per in un periodo di 7 anni.

    La CheckList OCRA
    La CheckList OCRA è una procedura breve per la valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori. A tale scopo, introduce delle semplificazioni nel reperimento delle informazioni relative ai fattori di rischio che però viene compensata da una sovrastima dell’indice di esposizione al rischio risultante. L’obiettivo, infatti, è quello di individuare le postazioni di lavoro e i compiti lavorativi che devono essere sottoposti ad un approfondimento di indagine con il metodo di secondo livello (Indice OCRA).
    Le semplificazioni intervengono in tutti i fattori di rischio. Vediamole insieme:
    Numero di azioni tecniche: si da una valutazione approssimativa del numero di azioni tecniche al minuto. In generale non si contano puntualmente.
    Tempi di recupero: non sono valutati nello specifico, ma si indicano possibili situazioni di lavoro. Ad esempio, esiste una interruzione di almeno 8/10 min. ogni ora (contare la mensa); oppure il tempo di recupero è interno al ciclo.
    Forza: si applica sempre la scala di Borg, ma la forza è raggruppata in tre gruppi (moderata, forte, massimale) e si da una indicazione percentuale dell’uso della stessa durante il compito.
    Posture incongrue: anche l’assunzione di posture incongrue è valutata in percentuale sul tempo di lavoro

    Quando applicare i Metodi
    Come si vede, i due livelli di indagine non sono sovrapponibili: per valutare l’indice di esposizione al rischio è necessario utilizzare l’Indice OCRA. La CheckList OCRA, comunque, è un validissimo supporto per una prima stima della esposizione al rischio. Tra l’altro, in alcune situazioni complesse quali i compiti lunghi, le attività non strettamente ripetitive, la mappatura generale, può essere utilizzata con profitto, pur consci che la valutazione dovrà sempre essere approfondita da una analisi Indice OCRA nei casi in cui la fascia del rischio risulti essere gialla o rossa. Oppure, procedendo ad una riprogettazione delle postazioni di lavoro.
    L’Indice OCRA, invece, dovrà sempre essere utilizzato per cicli lavorativi brevi (inferiori al minuto) o nei casi in cui, volendo riprogettare le postazioni di lavoro, si devono eliminare o ridurre i principali fattori di rischio.

    Conclusioni
    La CheckList OCRA e l’Indice OCRA sono due livelli di indagine del rischio da Sovraccarico Biomeccanico degli arti superiori. La CheckList dovrebbe prevalentemente essere utilizzata per effettuare uno screening dei compiti lavorativi a rischio, mentre l’Indice OCRA fornisce anche una previsione dei patologici che potranno presentarsi in un arco temporale di circa 7 anni. L’Indice OCRA andrebbe sempre utilizzato per la riprogettazione e peri cicli brevi.

    sabato 4 febbraio 2012

    Ergonomia e sovraccarico biomeccanico: quale metodo utilizzare?

    Quale metodologia utilizzare per la corretta valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico. Questo articolo fornisce una breve guida per orientarsi ... 
    di Raffaele Di Benedetto

    L'esposizione al sovraccarico biomeccanico dell'apparato muscolo scheletrico può comportare l'insorgere di patologie alle strutture osteoarticolari, muscolotendinee e nervovascolari.

    L'articolo 168 del D.Lgs. 81/2008 definisce la movimentazione manuale dei carichi come: "le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico, che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari".

    Esistono diverse metodologie per la valutazione della esposizione al rischio da sovraccarico biomeccanico. Ciascuna di esse deve essere applicata in relazione alla valutazione della esposizione al rischio di un particolare distretto muscolo-scheletrico. Il D.Lgs. 81/2008 nell'allegato XXXIII nella sezione "Riferimenti a Norme Tecniche" individua nelle norme della serie UNI ISO 11228 (parti 1, 2 e 3) le metodologie da utilizzare in relazione alla valutazione del rischio tra quelle previste all'articolo 152, comma 3.

    Per scegliere quale metodo applicare nelle varie circostanze è importante capire, innanzitutto, quali sono le cause del sovraccarico biomeccanico e quali distretti sono interessati.

    VALUTAZIONE DEL SOVRACCARICO BIOMECCANICO DEL RACHIDE
    Il rachide è sollecitato quando si effettuano movimentazioni manuali di carichi in attività di sollevamento, abbassamento, traino, spinta e trasporto. In tutte queste condizioni di lavoro è obbligatorio effettuare una valutazione del rischio.

    Sollevamento e abbassamento dei carichi
    Nel caso del sollevamento e abbassamento dei carichi la norma di riferimento è la 11228-1. In essa sono riprese e adattate le metodologie messe a punto dal NIOSH, l'ente statunitense analogo al nostro ISPESL, ed in particolare dalla Revised Lifting Index Equation sviluppata dall'Ing. Thomas Waters ed altri.
    Tali metodologie sono state ulteriormente adattate per potere rispondere alle situazioni relative a movimentazioni complesse, laddove il numero di oggetti movimentati è elevato e le aree di presa e di deposito non sono ben individuabili. A tale proposito si veda il "Dossier Ambiente Lavoro Num 89/2010" di Colombini, Occhipinti ed altri.
    I metodi descritti sono i seguenti:
    Mono Task Lifting Index: si applica per movimentazioni semplici, ovvero quando non variano il peso del carico, il punto di presa e il punto di deposito. In pratica, si movimenta sempre lo stesso oggetto nello stesso modo.
    Composite Lifting Index: si applica quando il peso è lo stesso, ma variano sia il punto di presa che quello di deposito. In pratica, si movimenta sempre lo stesso oggetto ma in modo differente.
    Variable Lifting Index: si applica quando variano sia il peso sia il punto di presa e quello di deposito. In pratica, si movimentano oggetti differenti in modo differente.
    Sequential Lifting Index: si applica quando si effettuano movimentazioni differenti in tempi differenti. In pratica, si effettua un compito di movimentazione poi si effettua un'altra attività non sovraccaricante, quindi si effettua una nuova movimentazione, e così via.

    Trasporto
    Nel caso del trasporto di carichi la norma di riferimento è sempre la 11228-1. In essa sono ripresi e adattate le "Tabelle Psicofisiche" elaborate e messe a punto da Snook e Ciriello. L'attività di trasporto è caratterizzata dal peso, la distanza, la frequenza di svolgimento del compito. L'indice di esposizione risultante dipende dal sesso dell'addetto alla movimentazione.

    Traino e spinta
    Per le attività di traino o spinta la norma di riferimento è la 11228-2. In essa sono descritti due metodi. Il primo prevede uno screening dell'esposizione al rischio, il secondo prevede una analisi approfondita che permette di individuare nel dettaglio l'indice di esposizione al rischio.
    Il metodo di screening utilizza sempre un adattamento ed aggiornamento delle "Tabelle Psicofisiche" elaborate e messe a punto da Snook e Ciriello. Prevede l'utilizzo di Dinamometro (ovvero uno strumento per la misurazione delle forze applicate) e fornisce un indicatore della presenza del rischio.

    VALUTAZIONE DEL SOVRACCARICO BIOMECCANICO DEGLI ARTI SUPERIORI
    Gli arti superiori sono sollecitati, oltre che dagli sforzi compiuti in relazione ai carichi, anche dalla ripetitività dei gesti e dall'assunzione di posture incongrue. Le articolazioni interessate sono le mani, il polso, il gomito la spalla ed il collo. Quando un compito lavorativo presenta ripetitività o il lavoratore assume posture incongrue, è necessario effettuare una valutazione del rischio.

    Movimenti ripetitivi
    La norma di riferimento per l'analisi dei compiti caratterizzati da attività ripetitive è la 11228-3. Permette di valutare il rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori. Essa riprende la metodologia OCRA sviluppata in Italia da Colombini ed Occhipinti. In essa sono presenti due livelli di indagine: il primo (la CheckList OCRA) serve per lo screening del rischio, il secondo (l'OCRA Index o Indice OCRA) permette di effettuare una analisi approfondita e di ottenere un indice di esposizione da cui è possibile risalire alla percentuale di patologici previsti in un arco temporale di 7 anni.

    La CheckList OCRA: è una procedura breve per lo screening delle postazioni a rischio. In Italia è invalso l'uso di utilizzarla anche come supporto al documento di valutazione del rischio. Prevede l'individuazione del numero approssimato delle azioni tecniche svolte in un minuto da ciascun arto, la forza applicata, le posture incongrue, la presenza di intervalli di tempo di recupero e altri fattori complementari. Trattandosi di una procedura di screening è necessariamente sovrastimante rispetto all'indice OCRA.

    L'Indice OCRA: è una procedura di dettaglio per l'individuazione dell'indice di esposizione al rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori. Prevede l'individuazione dei fattori organizzativi e del tempo di recupero, l'individuazione dettagliata delle azioni tecniche svolte in un minuto da ciascun arto, la forza applicata, le posture incongrue, altri fattori complementari. Fornisce un indice che è possibile correlare direttamente alla percentuale di patologici previsti in un arco temporale di circa 7 anni.

    Posture incongrue
    In generale, per la valutazione del rischio derivante dall'assunzione di posture incongrue si può fare riferimento alla norma internazionale ISO 11226. La valutazione può essere fatta utilizzando la metodologia OCRA, per quanto riguarda gli arti superiori.

    Il Metodo RULA (Rapid Upper Limb Assessment) fornisce un indicatore della incongruità delle posture assunte dal lavoratore durante il compito lavorativo. Valuta l'assunzione di posture incongrue per il braccio, l'avambraccio, il polso, il collo, il tronco, l'utilizzo della muscolatura e la forza. L'indice di rischio derivante fornisce una indicazione sugli interventi da dovere eseguire per il miglioramento dei compiti lavorativi e le potazioni di lavoro.

    VALUTAZIONE DELLA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI PAZIENTI
    La movimentazione manuale dei pazienti rientra tra quelle movimentazioni straordinarie che espongono il lavoratore ad un rischio rilevante. A tale proposito, l'indicazione derivante dagli studi attuali è quella di introdurre movimentatori che eliminino o limitino la necessità dell'intervento del lavoratore durante la movimentazione, migliorare l'architettura e incrementare la formazione dei lavoratori.

    Il metodo MAPO: sviluppato in Italia dai ricercatori del CEMOC, prevede la valutazione di diversi parametri legati alla numerosità dei pazienti non collaboranti o parzialmente collaboranti, al numero di operatori nei turni, formazione degli operatori, alla presenza di movimentatori, alla congruità della struttura. L'indice di rischio fornisce una indicazione della esposizione al rischio degli operatori e suggerisce le misure di intervento da adottare.